La Digitalizzazione delle Banche sta creando diverse difficoltà alle imprese ed ai consumatori.

DIGITALIZZAZIONE NEL RAPPORTO BANCA-IMPRESA-CONSUMATORE

Partiamo da un presupposto sempre più attuale nella nostra vita: la smaterializzazione dei rapporti Banca-Impresa-Consumatore.

Ora facciamo invece una premessa:

La banca, dal momento della sua definitiva affermazione avvenuta nel sedicesimo secolo circa (momento in cui è divenuta determinante per gli scambi commerciali), nel tempo ha perso molta parte della sua affidabilità. Se prima il dissesto bancario era dovuto alla cupidigia degli uomini nominati a governare l’Istituto finanziario per eccellenza, oggi, per il suo dissesto è sufficiente l’assenza di scrupoli degli stessi uomini, che investono in prodotti finanziari di dubbio realizzo, perciò anche la Banca si è avvicinata al concetto di impresa e dei suoi rischi sempre più forti, dato che il capitale e le somme affidate appartengono ad altri soggetti. Negli ultimi 10 anni si è assistito all’annullamento di Istituti Bancari con storie di vita anche più che quarantennali (le Banche più giovani), se non secolari (MPS in primis).

Allora si sta assistendo all’intervento dello Stato nel capitale delle banche (sempre MPS), che non è mai una buona notizia.

Il sistema di vigilanza bancaria che spetta alla Banca d’Italia ed alla Consob, si sono dimostrati inefficaci di fronte al progressivo depauperamento di patrimoni ingenti.

La stessa Alitalia, la compagnia aerea di bandiera dello Stato è andata in dissesto almeno 4 volte ed ogni volta i potenziali acquirenti non italiani, si sono poi tirati indietro per le pretese dei curatori fallimentari e dei commissari, i quali hanno davanti, come spettro, la difesa della forza lavoro. Di fronte a tale ingente investimento non coperto dai ricavi marginali delle rotte e della flotta aerea, anche il più Pio degli investitori ha preferito allontanarsi. Poiché l’Alitalia si è retta sui soldi dello Stato che ha prelevato a mani basse dai soldi dei contribuenti stanziati in appositi fondi del Bilancio dello Stato, anche il sistema Bancario che ha ruotato attorno a tale realtà è andato al collasso. Si è passati da un prestito-ponte all’altro, senza un costrutto adeguato.

Per tornare al nostro discorso, la Banca, come Istituzione granitica ed infallibile si è trasformata in un soggetto fallace e dal quale stare molto distanti. Basti pensare alla controversia pluriennale sull’anatocismo, con battaglie ventennali vinte sulle Banche che fino all’ultimo hanno sempre negato rimborsi ed accordi transattivi, per poi accorgersi che risultavano perdenti. Al tro tema sono gli investimenti fatti dalle Banche su strumenti finanziari che definire di dubbio realizzo è un eufemismo e che hanno briciato miliardi di euro di soldi dei contribuenti/clienti, senza ottenere serie condanne per quei vertici che quegli investimenti avevano avallato.

Quando si parla di digitalizzazione del sistema Banca-Impresa-Consumatore, si cerca di inquadrare quel sistema che vuole l’Istituto Bancario non più solido ed inaccessibile, ma trasparente, dato che il concetto di Filiale è ormai privo di senso in quanto il rapporto è dettato da utilizzo digitale della moneta conservata, attraverso le numerose forme di virtualizzazione della moneta con carte di credito, di debito e revolving, oppure con conti correnti aperti on-line con assenza di filiali sul territorio.

La Banca, in tutto questo è avvantaggiata, in quanto non ha più l’onere di spedire per posta tutte le varianti ai contratti di conto corrente bancario, ma gli basta pubblicarle sul proprio sito, nella parte riservata all’accesso della clientela. Mentre prima, per le varianti ai contratti bisognava convocare il cliente per fargli apporre la firma olografa sul nuovo contratto, ora la modifica del contratto-tipo, avviene nella formula Unilaterale con possibilità unica di recesso da parte del cliente entro il 7 giorni successivi.

Il contribuente della Banca, non ha più bisogno anche perché il prestito necessario per una qualsiasi operazione di finanziamento, lo possono concedere anche altri istituti finanziari (Findomestic, Compass, Santander Consumer Bank……), i quali sono meno scrupolosi della Banca e non vanno a controllare il merito creditizio del richiedente, concedendo un altro prestito a chi è già indebitato fino al collo.

Cosa ci propone il governo, sempre con l’epocale intento di sconfiggere l’evasione?

Il cash-back od anche cash-less. Il fine è quello di censire tutti gli italiani all’interno dell’ennesima Banca dati definita “IO” dove vengono censite tutte le carte di moneta virtuale (bancomat, carta di credito, prepagata e ricaricabile) e viene rilasciata una percentuale, attualmente del 10% fino ad un massimo di 150 euro a transazione, con un minimo di 10 transazioni, a favore di chi completa gli acquisti in persona e non attraverso la rete web.

Alcuni profili di rischio di questo ennesimo tentativo di convincere gli italiani a privarsi della moneta cartacea: lettera immediata di censura da parte della Commissione europea, che non viene avvisata dal governo italiano (MEF), di introdurre un sistema che limita l’uso del contante rendendolo meno conveniente della moneta virtuale; le commissioni sugli acquisti che comunque non sono state eleminate a carico del commerciante; la suddivisione della procedura in due fasi: il Christmas cashback (rimborso di Natale), che viene introdotto dall’8 dicembre al 31 dicembre con risparmio di massimo di 150 euro per 10 transazioni fino a poter accreditare un massimo di € 1.500,00. Nella fase a regime che partirà il 1 gennaio 2021, verrà riconosciuto un rimborso semestrale pari al 10% di quanto speso dal consumatore fino a un massimo di 1500 euro a semestre e purché si facciano almeno 50 operazioni cash-less a semestre: di fatto si potrebbe trattare quindi di un rimborso massimo di 300 euro in un anno. Attenzione perché ogni pagamento sarà considerato fino ad un massimo di 150 euro (questo per favorire non chi fa pagamenti consistenti ma chi fa più operazioni di pagamento cash-less). Ci sarà inoltre il varo di un supercash-back: in pratica un rimborso che verrà riconosciuto ogni semestre per 1.500 euro, in aggiunta al cash-back standard ai primi 100.000 registrati che abbiano effettuato il maggior numero di operazioni cash-less, a patto che eseguano almeno 50 operazioni di pagamento nel corso del semestre.

Risulta chiaro come le Banche saranno avvantaggiate dall’incremento delle transazioni (si immagina come almeno il 50% della popolazione che in questo momento si trova a corto di denaro per cassa integrazione o altro problema del datore di lavoro, scaricherà l’applicazione per aggiungere anche questa forma di guadagno), in quanto aumenteranno le commissioni a loro favore, ma in questo modo si fa discriminazione con l’altro 50% che vuole mantenere il regime del contante in quanto è, per loro, uno stile di vita difficilmente modificabile, anche se gli scambi in contanti dal 2021 avranno come limite quello di 2.000 euro e non più quello di 3.000 euro.

La Banca dati andrà a censire tutti questi rapporti e ci si potrà accorgere di come esisteranno più strumenti di pagamento che contribuenti, perciò ci si accorgerà che la propensione alla spesa degli italiani è enorme ma la pecunia a disposizione è sempre la stessa, ossia poco ed oggi ancor di meno per via del Covid.

A tutto ciò si affianca la rivoluzione digitale nella PA, dove viene messa in pratica la riforma digitale preparata circa 15 anni fa, che ha avuto tutto il tempo per partire ed essere testata ma che si decide di farlo nell’anno e nel momento peggiore per i contribuenti: l’introduzione dell’identità digitale. Già le Banche e gli Istituti di credito ci hanno fatto conoscere diverse forme di identità digitale: la firma grafometrica; la firma da remoto; codice utente e password per accesso all’Home-banking; codice utente, pin e password per lo stesso motivo, token digitale con OTP: One Time Password, ovvero password numerica usa e getta per confermare le transazioni; varie fasi di accesso e di conferma delle transazioni dispositive. Tutto questo sarà spazzato via dall’identità digitale, che aveva preso l’avvio nel 2011, anno di avvio della firma digitale ed ora vi sarà il passaggio allo SPID, acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale.

Nel nostro sistema fiscale, tutti gli operatori agiscono nella qualità di intermediario. Ora l’identità digitale dovrebbe garantire il perfetto utilizzo dei propri dati e solo di quelli. Nel tempo la PA, su sollecitazione di tutti i professionisti che per svariati modi hanno un contatto con la stessa nell’ambito del proprio lavoro (avvocati, commercialisti, notai, ecc…) ha dovuto concedere una serie di deroghe al principio della consultazione dei dati personali per conto dei propri clienti, perciò ha creato delle posizioni in delega. Con il sistema dell’identità digitale, le deleghe dovranno essere rafforzate. Oggi le deleghe al cassetto fiscale, tanto per citarne alcune, hanno una durata quadriennale o biennale a seconda del servizio richiesto: cassetto delegato o cassetto fiscale proprio. Il timore sarà che tutte quelle deleghe dovranno essere riconvertite in deleghe digitali con firma digitale del cliente, in quanto tuttora la firma dei clienti è dio tipo olografo.

Un altro tema è quello della mancanza dell’unicità della password di accesso, dato che ogni Banca dati della PA, ne possiede una differente, cosa che ha dato modo di raggiungere il proliferarsi delle password di accesso ed in questo modo si è reso difficile il dialogo Banca-consumatore, con il risultato di aumentare l’ansia ed il timore dei contribuenti meno avvezzi alle forme digitali dei rapporti con la Banca che hanno, perciò, rifiutato l’accesso on-line.

Tutto ciò si rivolge anche al consumatore, tradizionalmente contrario ai sistemi avanzati di riconoscimento digitale, tanto che si stima che solo il 50% degli utenti di Bancomat, una volta che la Banca lo ha rilasciato, l’abbiano usato costantemente. Tanti non lo hanno mai usato.

Perciò l’Italia vivrà un periodo molto lungo con un piede in due staffe: la PA che si dimostra ipermetrope e vede ben oltre il consentito ed il consumatore, invece sarà miope, perché avrà bisogno di essere accompagnato nella difficile fase di transizione. Abbiamo un esempio calzante che è quello della PEC (posta elettronica certificata). Divenuta obbligatoria per tutti nel 2011: professionisti, ditte individuali ed altre aziende, ha stentato ad essere utilizzata nonostante l’obbligo di comunicazione pena l’accesso al Registro imprese od a quello dell’Ordine Professionale. Inoltre gli archivi sono vecchi perché non è avvenuto il controllo se quelle pec, vecchie di 10 anni (la pec ha una scadenza annuale con il pagamento di un canone ad un gestore), siano ancora valide.

Sono nati due registri Nazionali per la verifica delle pec: INI-PEC che raccoglie tutte le pec presenti sul territorio nazionale e REGINDE dove sono censite tutte quelle assegnate alle Pubbliche Amministrazioni. A volte per la validità delle notifiche di documenti ufficiali non sono validi entrambi i registri ma solo uno di essi.

Un paese in estrema confusione di identità. Cosa che favorisce le mafie e le Associazioni criminose in genere che adottano sistemi non tracciati (dark web) con transazioni che utilizzano anche la moneta digitale (cyptovaluta).

Paradossalmente, se le Banche adotteranno proprie valute digitali (prive di una Autorità garante del sistema), tale tipo di tecnologia aiuterà la criminalità e renderà l’utilizzo della moneta difficile per la maggior parte dei consumatori i quali manterranno il proprio stile di vita non trovando un contraccambio economico nel cambio forzoso che il governo vuole effettuare.

Teniamo conto che il Sistema Bancario mondiale è sempre più stressato e che la pandemia ha moltiplicato il debito dei Paesi con le Istituzioni sovranazionali (Recovery plan in Europa; FED in America).

I tassi sui depositi sono ai minimi storici e recentemente il Presidente BCE Christine Lagarde, ha allontanato l’ipotesi di un ulteriore riduzione. Si sa che il tasso negativo dell’uso del denaro, a lungo andare porterà degli svantaggi, ma, ad oggi , non è possibile prevedere le misure monetarie ottimali in un simile scenario. Alcuni studiosi dell’Eurotower, indicano come la soglia sotto la quale non dover scendere si attesti sul -1% ed in questo scenario non si è più sicuri che le Banche vogliano ancora concedere denaro a prestito alle famiglie ed alle imprese. Anche le riserve delle Banche presso la BCE sono remunerate ad un tasso negativo. In sintesi le famiglie ricevono comunque un tasso positivo anche se di poco superiore allo zero, ma la banca continua a non ricevere nulla per i propri depositi di denaro. Uno studio degli economisti e studiosi dei mercarti finanziari Darracq Paries, Kok e Rottner, sostiene che l’ausilio alle politiche monetarie degli Stati è dato dall’ingresso di una politica macroprudenziale, che tenderebbe a creare fondi durante i periodi di espansione monetaria da utilizzare ed immettere nel mercato al momento della contrazione.

In ultimo dobbiamo ricordare che il Barometro Censis-commercialisti, segnala come 460 mila imprese, cioè il’11,5% del totale, subiranno un calo di fatturato e di liquidità grave che farebbe sparire circa un milione di posti di lavoro. Il fatturato perso si attesta intorno agli 80 miliardi di euro. La problematica grave è che tale scenario si trova tra piccole e microimprese del territorio che rappresentano il 90’% delle imprese iscritte al Registro imprese e che impiegano una forza lavoro non superiore alle 10 unità. Si suggerisce di creare un superbonus simile a quello del 110% e di utilizzare i fondi europei. In realtà un sistema simile a quello del chapter eleven di matrice americana, sarebbe più utile dato che, attraverso l’ingresso dello Stato ne capitale delle imprese meritevoli, si potrebbe scongiurare l’annullamento del tessuto produttivo. E’ qui che i consulenti delle aziende meritevoli potrebbero essere impiegati: da una parte per individuare i soggetti meritevoli attraverso gli strumenti del Codice della Crisi d’impresa di cui al D.Lgs. 14/2019 e dall’altra creando progetti di aiuto a tutte le aziende che mostrassero la volontà di uscire dalla crisi.

Roma 25/12/2020

Dott. Alfredo Barbaranelli

Ultima modifica il 26/12/2020

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